Mentre analisti e commentatori politici si affannano a commentare un’inutile vittoria di un inutile referendum dall’esito scontato, è da un pezzo che non sono così convinta di quella che è stata la mia scelta, sia bene inteso, nonostante l’altrettanta inutilità del mio contributo al regime democratico autocratico italiano: scheda bianca.
Scheda bianca per una riforma pasticciata e osteggiata da una accozzaglia sgangherata di apostoli del No
Scheda bianca perché non viene intaccato minimamente il vero cancro di questo Paese: la Pubblica Amministrazione, che nonostante i bislacchi tentativi di renderla più moderna ed efficiente, è sempre stato e lo sarà troppo vicina al Palazzo, ai burocrati, ai soliti gattopardi e paraculi del sistema.
Quella PA che drena linfa vitale agli sfigati che cercano di costruire e di fare impresa, ai precari a vita, a quell’esercito di partite IVA che deve solo stare zitto per essere violentato perbene da uno Stato padrone
Scheda bianca per la totale mancanza di vision e mission della classe dirigente, perché i veri problemi dell’Italia (e di questo mondo che vola alla velocità della quarta rivoluzione industriale) sono altri e stanno altrove, mentre politici, intellettuali, giornalisti pretoriani schierati sui due fronti si eccitano parlando di carta straccia.